Introduzione


di Acharya Das Adhikari, Segretario della WVA


L’introduzione a questo libro ha lo scopo di informare gli individui ai quali l’argomento trattato risulta estraneo. In modo particolare si rivolge alle persone che lavorano all’interno del settore delle comunicazioni e nelle varie istituzioni governative in tutto il mondo. Riguarda alcuni dei principi filosofici fondamentali del Vaishnavismo e la sua storia, seguiti da una breve racconto della vita di Sri Chaitanya Mahaprabhu.


Vaishnavismo


Gli studiosi di religione hanno definito in modo approssimativo i Vaishnava come coloro che adorano il Signore Vishnu o le Sue manifestazioni. Mentre questa definizione può essere considerata corretta da una prospettiva accademica, non riesce però ad abbracciare la bellezza e la profondità della filosofia Vaishnava e tende invece a promuovere una limitata e forse, settaria concezione.
Il grande studioso e santo Srila Bhaktivinoda Thakur, che apparve nel XIX secolo, descrisse il Vaishnavismo come atma dharma, o la religione dell’anima. Egli disse che se la copertura grossolana e sottile della pura anima spirituale fossero state rimosse completamente, allora, in quel suo stato autentico e incontaminato, i naturali impulsi e le attività dell’anima avrebbero costituito il puro Vaishnavismo. Queste attività sono l’eterna ed ininterrotta funzione di servizio in un sentimento di profondo amore e di reciproci scambi d’amore con la Suprema Personalità di Dio. Da questa definizione tutti gli esseri viventi sono considerati Vaishnava, il che fa del Vaishnavismo una filosofia che abbraccia veramente tutto.


Storia del Vaishnavismo


La storia del Vaishnavismo va addietro fino all’inizio del tempo stesso. Oggi vediamo che ci sono quattro principali sampradaya Vaishnava (linee discipliche) ancora attive, ognuna delle quali fa risalire le proprie origini a prominenti personalità menzionate nei Veda. Le quattro successioni sono conosciute come Sri Lakshmi sampradaya, Rudra sampradaya, Kumara sampradaya e Brahma sampradaya.
Srila Veda Vyasadev, l’autore dei Veda, è un acarya della Brahma sampradaya. In tempi più recenti, dal 1017 dC al 1137 dC, queste sampradaya videro la comparsa di quattro potenti predicatori: Ramanuja Acharya, Nimbarka Acharya, Vishnu Swami e Madhva Acharya, che legarono il proprio nome ad una delle sampradaya. Queste quattro personalità ottennero molta fama per la loro opposizione ed il loro rifiuto alla advaitavada, gli insegnamenti impersonalisti di Shankaracharya, come anche alle altre scuole di pensiero ateo o impersonalista. La lista delle grandi personalità che sono apparse su questa terra per le oltre migliaia di anni trascorsi è troppo voluminosa per essere menzionata qui. Tutti loro, comunque, avevano qualcosa in comune: hanno spiegato i Veda mostrando la gloria dell’amore di Dio per tutti gli esseri viventi e la gloria del sentiero del servizio d’amore (bhakti-yoga), che è capace di unire le anime cadute di questo mondo materiale con il Signore Supremo, risvegliando in essi la loro condizione e funzione costituzionale.


Guru Parampara

Una caratteristica fondamentale del Vaishnavismo, per un sincero ricercatore della verità, è la necessità di trovare un autentico rappresentante vivente di Dio (guru) e sottomettersi a lui (o lei), stabilendo così una relazione guru-discepolo. Il guru autentico potrà così istruire ed illuminare il degno discepolo su come potere pienamente ristabilire la propria relazione d’amore eterna con il Signore Supremo. Il carattere, le qualità e le qualifiche di un tale guru autentico sono spiegate dalla letteratura Vedica. I Veda sono accettate come le più antiche scritture del mondo, e contengono un’enorme varietà di istruzioni e informazioni per guidare tutte le persone, senza considerazione dello stato di coscienza, verso lo scopo finale della vita. Essi ammoniscono che senza il guru una persona non può realmente arrivare a conoscere Dio. Una qualifica significativa di tale guru è che anche egli deve aver ricevuto la Verità Assoluta da un guru autentico, attraverso una ininterrotta linea di successione disciplica che risale al Signore Supremo stesso. Impartire la Verità Assoluta da maestro spirituale a discepolo, attraverso un’ininterrotta successione, è conosciuta come iniziazione. Dai Vaishnava, un guru autentico è ritenuto essere la manifestazione esterna della misericordia del Signore Supremo ed il mezzo attraverso il quale Dio si rende disponibile alle entità viventi condizionate. Il guru è perciò venerato tanto quanto il Signore Supremo stesso.


Guru Parampara e gerarchia ecclesiastica

Probabilmente uno dei concetti più contrastanti e difficoltosi da comprendere per la mente occidentale, in relazione al Vaishnavismo, è la questione dell’autorità spirituale. Nel Vaishnavismo, come in tutta la teologia, l’autorità spirituale risiede in Dio. Per i Vaishnava questa autorità si manifesta nel mondo attraverso il guru (il maestro spirituale), i sadhu (i santi precettori) e gli astra (le sacre scritture o la Parola di Dio). Questa autorità non si trova mai in un’istituzione, così non esiste un’istituzione centrale o gerarchia da cui abbia origine l’intera autorità. In definitiva c’è soltanto un guru, il Signore Supremo stesso. Una persona può ricevere la facoltà spirituale di agire come guru in accordo al suo grado di resa alla volontà del Signore Supremo. Non è questione di concetti materiali come “il mio guru, il tuo guru”, o vedere il guru come il capo di un’organizzazione settaria. Piuttosto, il Vaishnava accetta il principio che il Signore Supremo possa misericordiosamente scegliere di renderSi disponibile alle sofferenti entità viventi attraverso l’intercessione di un’anima completamente arresa. Essere guru quindi non è una questione di posizione; piuttosto, si diventa qualificati ad essere guru attraverso la condizione della propria coscienza, quella cioè di essere un servitore completamente arreso ed un perfetto amante di Dio. Come una persona trovi un guru è un punto molto importante da comprendere. I Veda ci dicono che è Dio che ci dà il guru, ed è il guru che ci dà Dio. Quando un’anima sincera prega o desidera, anche solo una volta, di conoscere veramente Dio, allora Dio organizzerà per tale persona l’incontro con il guru. Sebbene le qualità e le qualifiche del guru siano menzionate nelle scritture, è il Signore all’interno del cuore dell’anima sincera che rivelerà a quella persona: “Sì, puoi accettare questa anima arresa come Mio rappresentante (guru).”

Volendo elargire misericordia e alleviare le sofferenze dell’umanità, un particolare guru può fondare un’organizzazione di predica, o missione, supportare i suoi sforzi ed impegnare i suoi discepoli. Durante il tempo che il guru passa su questa terra, o persino dopo la sua scomparsa, l’istituzione non rimpiazzerà mai né assumerà mai l’autorità di guru. Proprio per questo un grande numero e una grande varietà di missioni Vaishnava in tutto il mondo possono coesistere armoniosamente, impegnandosi nel loro lavoro individuale mantenendo il massimo rispetto l’una dell’altra. Ciascuna proseguendo la propria missione così come ispirata da Dio e Gurudeva ed anche, quando se ne presenti l’occasione, di essere in grado di lavorare in modo armonioso e in cooperazione, apprezzando gli sforzi di ognuno. 


Una breve biografia di Sri Chaitanya Mahaprabhu


È impossibile analizzare la storia della World Vaishnava Association senza un breve resoconto della vita di Sri Chaitanya Mahaprabhu. Fu per il desiderio di alcuni dei principali discepoli di Sri Chaitanya che nacque la WVA.

Sri Chaitanya Mahaprabhu fu un’emanazione di Dio apparsa 500 anni fa per insegnare al mondo l’appropriato metodo di realizzazione del sé per questa era. Questa epoca è chiamata Kali-Yuga ed è considerata come la “Età del ferro” dello sviluppo spirituale e, in accordo al calcolo Vedico, proseguirà fino al 429.000 d.C. L’apparizione di Sri Chaitanya Mahaprabhu fu predetta in molte scritture Vediche migliaia di anni prima della Sua venuta. 

            “Il Signore Gaura, che è l’Anima Suprema onnipresente, la Suprema Personalità di Dio, appare come un grande santo e potente mistico, al di là delle tre influenze della natura materiale, ed è l’emblema delle attività trascendentali. Egli dissemina il culto della devozione in tutto il mondo. “
(Chaitanya Upanishad)

“Io apparirò nella sacra terra di Navadvipa come figlio di Sacidevi.”
(Krishna Yamala)

            “Nell’Età di Kali, quando sarà inaugurato il movimento del sankirtana, io discenderò come figlio di Sacidevi.”
(Vayu Purana)

            “Di quando in quando, mi manifesto personalmente nel mondo nelle fattezze di devoto. Specificatamente, appaio come il figlio di Saci nel Kali-Yuga per iniziare il movimento del sankirtana.
(Brahma Yamala)

            “La Persona Suprema, Sri Krishna stesso, che è la vita di Srimati Radharani ed è il Signore dell’Universo nella creazione, nel mantenimento e nella dissoluzione, appare come Gaura, O Mahesvari,”
(Ananta Samhita)

            “In questa Età di Kali, coloro che sono intelligenti eseguono il canto collettivo del maha mantra Hare Krishna, adorando la Suprema Personalità di Dio che appare in questa epoca descrivendo sempre le glorie di Krishna. Quella incarnazione è di aspetto giallastro ed è sempre associata con le Sue espansioni plenarie, espansioni personali, così come devoti e associati.“
(Srimad Bhagavatam 11.5.32)

            “Il Signore (nell’incarnazione di Gaurasundara) ha una carnagione dorata. In realtà il Suo intero corpo, che è fatto in modo molto grazioso, è simile all’oro fuso. La polpa di legno di sandalo è spalmata su tutto il Suo corpo. Egli prenderà il quarto ordine della vita spirituale (sannyasa) e sarà del tutto padrone di sé. Egli si distinguerà dai sannyasi mayavadi in quanto sarà fisso nel servizio di devozione e diffonderà il movimento del sankirtana.
(Mahabharata)

            Così nel 1486 d.C. il Signore Chaitanya, il grande apostolo dell’amore per Dio ed il Padre del canto collettivo del Santo Nome del Signore, apparve come il figlio di Srimati Sacidevi e di suo marito, il brahmana erudito Jagannath Misra. Il luogo della Sua apparizione fu Sri Mayapur Dham, una zona nella città di Navadvipa in Bengala.

            La prima parte della Sua vita fu piena di meravigliosi eventi, ed Egli si dimostrò uno studente brillante. Quando aveva solo sedici anni iniziò ad andare a scuola nel Suo villaggio da un brahmana erudito. Durante questo periodo un grande studioso, proveniente dal Kashmir, di nome Keshava Kashmiri, venne a Navadvipa per sfidare gli studiosi locali. Il pandita del Kashmir era un campione di dialettica. Egli aveva il titolo di digvijay o “colui che è vittorioso in tutte le direzioni”, e aveva viaggiato in tutti i luoghi di cultura attraverso l’India. Il Signore Chaitanya, conosciuto a quel tempo come Nimai Pandita, incontrò Keshava Kashmiri mentre girovagava sulle rive del Gange. Il Signore gli chiese di comporre una poesia in lode al Gange, ed in breve tempo il pandita compose 100 versi in sanscrito. Il Signore Chaitanya immediatamente memorizzò tutti gli sloka e citò il sessantaquattresimo sloka evidenziando irregolarità retoriche e letterarie. Egli puntualizzò anche numerose altre discordanze, e il pandita del Kashmir rimase meravigliato. Colpito dal fatto che un semplice studente di grammatica potesse evidenziare gli errori letterari di uno studioso erudito, Keshava Kashmiri tornò turbato nei suoi alloggi. Più tardi quella notte in un sogno, gli fu ordinato da Saraswati, la Dea della conoscenza, di sottomettersi al Signore. Così, il pandita del Kashmir, divenne un seguace del Signore.
            Dopo poco tempo, Sri Chaitanya iniziò il Suo movimento del sankirtana e predicò l’efficacia del canto dei Santi Nomi di Dio come il più potente mezzo per raggiungere la realizzazione di Dio in questa Era. Pieni di invidia per la Sua popolarità, alcuni brahmana si lamentarono con il magistrato mussulmano locale nel tentativo di porre fine a questo movimento in crescita. I seguaci di Sri Chaitanya furono minacciati di punizione se non avessero smesso la pratica del canto collettivo. In risposta Sri Chaitanya organizzò un gruppo di disobbedienza civile e avanzò verso la casa del magistrato con centomila persone che eseguivano il kirtana. Per paura della folla inferocita, il Kazi (magistrato) si nascose, ma Sri Chaitanya chiese alla folla di essere pacifica e il Kazi si avvicinò per riconciliarsi con il Signore, rivolgendosi a Lui come ad un nipote. Sri Chaitanya e il Kazi si sedettero come due studiosi e discussero di principi religiosi. Il Signore Chaitanya convinse il Kazi che il sankirtana era l’unico sacrificio o yajña appropriato e autorizzato per questa Era, e grazie alla Sua divina influenza il Kazi divenne un seguace di Sri Chaitanya. Il Kazi dichiarò che nessuno avrebbe dovuto impedire il movimento del sankirtana iniziato dal Signore, e lasciò questo ordine come suo testamento (ordine che è ancora seguito ai nostri giorni). Al termine del Suo ventiquattresimo anno, il Signore accettò l’ordine di vita del sannyasa (rinuncia ascetica). Per richiesta di Sua madre Egli fece il Suo quartiere generale a Puri, ma la Sua partenza lasciò i residenti di Navadvipa in un oceano di tristezza e lamento dovuto alla separazione. Appena giunto a Puri il Signore entrò nel tempio di Jagannath e, sopraffatto da un sentimento di amore profondo, cadde in un’estasi trascendentale; il Suo corpo non manifestava sintomi di vita. Sarvabhauma Bhattacarya, il molto rispettato capo dei pandita alla corte del Re locale, portò Sri Chaitanya a casa sua, dove Lo esaminò. Sarvabhauma, che aveva una vasta cultura, fu attratto dal luminoso splendore del Signore e comprese che l’estasi che il Signore manifestava era una meravigliosa e rara condizione trascendentale. Infine, il Signore riprese coscienza e Sarvabhauma Bhattacarya espresse il desiderio di offrire al Signore la ricchezza del suo sapere sul Vedanta Sutra. Il Signore accettò la sua proposta, ma dopo sette giorni di ascolto da Sarvabhauma Bhattacarya, la Suprema Personalità di Dio, Sri Chaitanya, sconfisse tutte le sue conclusioni e mostrò la supremazia, gli intenti e le reale comprensione dei Veda. Attonito per le profonde spiegazioni del Signore, Sarvabhauma Bhattacarya si arrese a Sri Chaitanya come Suo discepolo e devoto. Egli compose circa 100 loka in lode del Signore. Sopraffatto da profonde emozioni trascendentali per l’abbraccio del Signore, Sarvabhauma Bhattacarya cadde in un oceano di estasi trascendentale.

            Per la conversione di Sarvabhauma Bhattacarya la fama del Signore si diffuse dappertutto. Poco dopo il Signore iniziò un giro del sud dell’India. Egli viaggiò in tutta la regione meridionale, commovendo e convertendo migliaia di persone, inclusi dei monaci buddisti. Fu durante questo viaggio che Egli incontrò ed iniziò al canto del Santo Nome il grande santo del Maharastra, il Santo Tukarama, che andò ad inondare l’intero Maharastra con il movimento del sankirtana.

Sri Chaitanya ritornò in seguito a Puri. Per la Sua stretta osservanza del codice di condotta dell’ordine del sannyasa, Sri Chaitanya si rifiutava di incontrare persone materialiste o mondane. Di conseguenza si rifiutò completamente di concedere udienza al grande Re di Puri conosciuto come Maharaja Prataparudra. Ma in seguito, impressionato dall’attitudine molto devozionale e sottomessa del Re che si manifestava quando svolgeva l’umile mansione di spazzare la strada davanti al tempio di Jagannath, dove la divinità sarebbe passata prima di un’importante festa, Sri Chaitanya acconsentì a dargli udienza.

Dopo qualche tempo passato a Puri il Signore iniziò nuovamente a viaggiare, questa volta verso il nord dell’India, visitando Vrindavana e i luoghi limitrofi. Durante il viaggio Egli attraversò la giungla di Jharikhanda (Madhya Bharata). Il Suo servitore annotò come Sri Chaitanya, camminando in un sentiero nella giungla, perso in un sentimento di estasi divina e cantando i Santi Nomi, s’imbattesse in alcune tigri. Con grande orrore il servitore vide il Signore che, avvicinatosi ad una delle tigri sdraiate sul sentiero, tirava un calcio all’animale comandandogli di cantare. In breve, tigri, cervi e altri animali si unirono al Signore, danzando sui loro arti posteriori e cantando i Santi Nomi di Dio. In un altro episodio, il Signore fece fare la stessa cosa ad un branco di elefanti impazziti.  

Durante il Suo soggiorno a Vrindavana, il Signore portò alla luce molti siti storici connessi con i passatempi del Signore Sri Krishna che era apparso lì circa 5000 anni prima della visita di Sri Chaitanya. Il Signore in seguito istruì un gruppo di Suoi discepoli a ristabilire l’adorazione di Sri Krishna nei templi locali.

Ritornando a Puri il Signore passò per la città storica di Varanasi, dove Egli incontrò, convertendolo, il grande sannyasi della scuola mayavada Srila Prakashananda Saraswati. Prakashananda aveva sessantamila discepoli sannyasi, ed era un grande ed infaticabile seguace di Shankaracharya. Impressionato dall’umiltà del Signore e sbalordito dalla profondità e dalla bellezza del Suo discorso e dibattito filosofico, Prakashananda ed i suoi discepoli divennero seguaci di Sri Chaitanya.

Quando il Signore viaggiava era spesso seguito da decine e qualche volta centinaia di migliaia di persone, ed a Varanasi non fu differente. Ovunque Egli andasse, specialmente quando si recava al tempio di Vishvanatha, era seguito da migliaia di pellegrini. Alcuni erano attratti dalle caratteristiche del Suo corpo. Altri erano attratti dalle Sue canzoni melodiose glorificanti il Signore Sri Krishna.

Dopo questa conversione dei sannyasi la popolarità del Signore a Varanasi aumentò, e migliaia di persone si riunivano per vederLo di persona. Il Signore stabilì così la primaria importanza del bhagavata dharma e sconfisse tutti gli altri sistemi di realizzazione spirituale. Dopo di ciò, tutti a Varanasi furono sopraffatti dal movimento trascendentale del sankirtana.

Il Signore quindi ritornò a Puri dove rimase per i successivi diciotto anni fino alla Sua scomparsa da questo mondo. Durante questo tempo Egli si immerse in una costante, profonda forma di estasi spirituale. Egli mantenne la compagnia di pochi intimi associati, e le Sue attività e parole furono annotate dal segretario personale. Durante la Sua vita, Sri Chaitanya non esibì molti dei miracoli che generalmente ci si aspetta da tali personalità. Tuttavia ci furono episodi nei quali Egli curò dei lebbrosi con il Suo tocco ed eseguì altre imprese miracolose. Un esempio di ciò accadde nella casa di Srivasa Thakur a Mayapur. Un giorno, mentre il sankirtana era in pieno svolgimento, Egli chiese ai devoti cosa volessero mangiare. Quando Gli dissero che volevano mangiare dei manghi, Egli chiese un seme di mango sebbene questo frutto fosse fuori stagione. Quando il seme gli fu portato, Egli lo seminò nel cortile di Srivasa ed immediatamente un alberello cominciò a crescere dal seme. L’alberello quasi subito divenne un albero di mango adulto, carico di più frutti maturi di quanto i devoti ne potessero mangiare. L’albero rimase nel giardino di Srivasa, e da allora i devoti erano soliti prendere tanti manghi dall’albero quanti ne volevano.

Pure, durante la Sua vita, il Signore raccolse attorno a Lui un certo numero di discepoli straordinari ed altamente eruditi. Tra di loro c’erano il governatore di Madras, Sri Ramananda Raya, ed il Primo Ministro ed il tesoriere del Governo del Bengala sotto il regime del Nawab Hussain Shah. Questi uomini estremamente istruiti adottarono una vita di grande rinuncia al servizio del loro Signore. Ramananda Raya rimase come un fedele compagno del Signore a Puri, mentre Srila Rupa Gosvami e Srila Sanatana Gosvami, su richiesta del Signore, risedettero a Vrindavana, capeggiando un gruppo che fu conosciuto come i sei Gosvami di Vrindavana. Sotto la direzione di Sri Chaitanya i Suoi seguaci hanno dato al mondo il regalo inestimabile di un’enorme biblioteca della più elevata letteratura spirituale, senza pari nella storia del pianeta. Nei quarantotto anni che passò in questo mondo, Sri Chaitanya esibì un impareggiabile intelletto e fu accettato come il più grande studioso del Suo tempo, malgrado avesse scritto solo otto versi di Suo pugno. Per le persone altamente illuminate, questi otto versi contengono la più elevata e completa filosofia spirituale. Essi esprimono l’essenza di tutta la realizzazione spirituale e la più elevata e perfetta condizione di amore per Dio.